Giorgieness: mostri che diventano emozioni

Giorgieness, all’anagrafe Giorgia D’Eraclea, pubblica il suo terzo album “Mostri”, un disco introspettivo, vulnerabile in cui le sue paure sposano un immaginario cinematografico, un incontro tra celluloide e realtà.

“Mostri” (Sound To Be), è l’album con cui Giorgieness saluta i suoi vent’anni, nel modo naturale che da sempre la contraddistingue: restando sempre fedele a se stessa senza inseguire mode, trucchetti scala classifiche, fedele alla sua anima indie che coltiva da quando ha 15 anni, età in cui ha cominciato a suonare, poi sono venute le punk band femministe, il grunge, Giorgieness e Lana Del Rey suo amore conclamato.

Giorgieness si era prefissata di pubblicare tre album prima dei suoi trent’anni che compirà a dicembre, obiettivo raggiunto restando “true to herself” sembra facile a dirsi ma provateci voi!
Giorgieness
Giorgieness Photo @lescapigliate

Ecco cosa ci siamo detti:

Ciao Giorgia, come stai e dove ti trovi?

Ciao amici di Toh! È bello ritrovarvi. Sono e sto in tanti posti e in tanti modi, quando esce un album è un po’ come quando nasce un figlio, c’è del trambusto bello, entusiasmo e paure vanno a braccetto. Al momento sono a Torino, ma per poco. 

Cosa avevi in mente quando hai iniziato a lavorare al disco, pensi che le tematiche affrontate e il suo immaginario potremmo considerare questo album un concept?

Assolutamente si! Sono felice che si possa percepire un’idea di fondo. Io volevo raccontare quello che succede quando accetti il fallimento – tema cardine del disco precedente – e inizi a lasciare andare, a voler essere felice o quantomeno a provarci: lasci andare chi non ti ha capito, chi non riesce a volerti bene senza importi la sua visione della vita, chi invece di bene non te ne vorrà mai anche se tu ci speri sempre, i tuoi lati migliori, i tuoi lati peggiori.

Volevo creare una mappa degli ultimi anni dei vent’anni, almeno dei miei, questo passaggio strano, che quasi ora che ne faccio trenta ma sembra di ripartire dal via!

Ho amato Hollywoo dal primo momento, la melodia ti si appiccica e il pezzo parlato finale molto anni ’90 è una botta. Come è nata questa canzone che con il suo titolo apre un po’ la strada al cinema che aleggia nel disco?

Grazie, è una delle mie preferite, ci sono tanto legata. È nata in realtà con ispirazione molto più 60/70 da ascolti come The Shangri-Las e Lesley Gore (che al tempo cantava “You Don’t Own Me” con un testo coraggiosissimo per l’epoca!!).

Come dici il cinema è molto presente in tutto l’album – dalle canzoni alle grafiche – un po’ perché è una mia grande passione e un po’ perché con l’espediente del mondo di Hollywood ho parlato invece di altri ambienti patinati in cui mi sento stretta. La fine è una lettera che non ho mai mandato – ma che ad oggi dovrebbe essere arrivata al destinatario – e che ad un certo punto ho provato a leggere sulla canzone, ci siamo emozionati e l’abbiamo tenuta. 

È nata una mattina in cui mi sono alzata e mi sono resa conto che erano tante mattine che non mi svegliavo pensando alla persona che per anni ho amato, aspettato, odiato. Mi sono sentita libera ma mi sono chiesta cosa farmene di quella libertà, visto che per anni una delle cose che mi aveva definito era proprio quell’amore per quella persona: chi ero senza tutto quell’amore? È stato un momento molto forte, meritava una canzone. 

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“Gummo” è un film seminale che ha influenzato e continua ad influenzare le nuove generazioni con la sua vita estrema di periferia e con lo styling curato da una giovanissima Chloe Sevigny. Come mai hai scelto di omaggiarlo in cover?

Se dobbiamo parlare di mostri, chi meglio di Harmony Korine ha la capacità di descriverli, di fotografarli?

Trovo quel mondo (Kids, Gummo) tanto disturbante da diventare interessante, ipnotico, perché sottende la libertà di essere umani: i suoi personaggi non sono buoni o cattivi, persi o schifosi, sono veri, sono marginalizzati, sono tutti noi in condizioni estreme.

Credo che se non passa mai di moda sia per questa capacità di raccontare il mondo senza filtri e senza giudizio, che è una filosofia che sposo a pieno.

Mi piace come giochi con la tua immagine ma la metamorfosi è qualcosa che ti distingue di disco in disco, nel video di “Mostri” omaggi Spring Breakers altro film generazionale che ha influenzato i canoni della moda a venire. Me ne parli? 

Per anni mi sono sentita dire che non ero catalogabile perché cambiavo troppo spesso: “così li disorienti Giorgia, non si riesce a darti un’etichetta.”

E io non capivo, guardavo alle grandi pop star come Madonna e Gaga e dicevo “ma è questo che voglio, poter essere sempre il più simile a me stessa per come mi sento quel giorno”.

E vorrei che la mia immagine fosse solo un altro modo per esprimermi e raccontare la mia musica, non voglio essere rassicurante, non sono la zia che fa i biscotti e vive in provincia.

Oggi ne ho fatto un punto di forza, così per ogni copertina mi sono ispirata ad un film e a un personaggio che mi rappresenta, proprio come Tempesta con Eternal Sunshine.

Spero solo non torni davvero la vita bassa, ecco.

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Ci sono altri riferimenti cinematografici che non ho colto nel disco? Il video di Tempesta potrei dire che è un omaggio a Michel Gondry, sbaglio?

E’ stato il secondo video che ho scritto, diretto montato e blablabla (con l’aiuto di Giulia Bartolini, mia fidata fotografa e amica) e ne sono molto molto orgogliosa! È un omaggio non solo a ha Gondry ma anche a “Paradiso+Inferno” con il compianto Heat Ledger!

Con @nopelc (aka Luca Chiabolotti, tuttologo) ci siamo divertiti a distanza a ricreare le scene iconiche dei film, ovviando al fatto di essere in lockdown e non poterlo girare di persona.  Oltre a questo c’è tanto Lynch, tanto Trier e moltissime serie tv da Buffy a Sex and the city! 

Chi sono i Mostri di Giorgieness?

Solo uno: Giorgia. 

Questi mostri li hai sconfitti, ci stai combattendo o ci convivi?

Ho assolutamente imparato a convivere sia con me stessa che con il resto dei mostri. Il che significa ogni tanto sconfiggerli e altre volte combatterli, altre semplicemente accarezzarli. 

Prima scherzavo, penso che il mio mostro sia il mio passato con tutte le conseguenze che ha avuto sulla persona che sono. Solo che ho smesso di sentirmi sbagliata e ho iniziato a sentirmi me stessa, con tutti i miei limiti.

L’altro giorno una delle persone che mi conosce di più al mondo mi ha scritto “mi dispiace che tu stia così, ma del resto non ricordo un periodo in cui tu non stessi così, penso sia proprio nel pacchetto” e ha ragione, ho accettato anche il fatto che le montagne russe su cui vivo mi piacciono.

Che faccia bene o male, voglio sentirmi viva, voglio vivere ogni giorno. 

Posso dire che musicalmente Mostri è un album meno aggressivo, più vulnerabile, sono state le riflessioni da lockdown con cui tutti abbiamo dovuto fare i conti o altro?

Mi sento di dire di no, ho scritto solo un paio di cose durante il lockdown ma non ha aiutato ne la mia creatività ne la mia lucidità. Mi sono presa quel tempo per leggere e studiare e soffrendo di insonnia in modo molto pesante ho anche imparato a fare le brioches. 

Penso anche io che questo album sia meno aggressivo, ma non meno arrabbiato.

La rabbia soprattutto a noi donne non la spiegano, ti dicono solo di nasconderla, di non essere isterica. Quindi quando la scopri inizialmente la butti fuori senza calibrare, nel tempo impari che non serve urlare per farsi ascoltare, ma che hai tutto il diritto di essere arrabbiata e quella rabbia crea, non distrugge.

Consiglio lettura: La rabbia ti fa bella. 

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Da sempre difendi i diritti LGBTQIA+ cosa pensi del recente e vergognoso affossamento del DDL Zan?

Cosa devo pensare, non ho più nemmeno le parole per descrivere la nostra classe politica. Da una parte e dall’altra, con pochissime eccezioni, non si tratta più nemmeno di politica ma di potere, di slogan, di autopromozione mi verrebbe da dire. Tutto sulla nostra pelle, specialmente di chi è più debole. 

Io penso che riconfermare il diritto di odiare, di avere la presunzione che ci siano vite più meritevoli di altre di essere rispettate venga dalla paura che hanno certi di scardinare le uniche certezze che hanno.

Mi chiedo: non eravamo uno stato laico? Non siamo tutti uguali e meritevoli della stessa dignità? E allora perché devo vedere la faccia di Pillon tronfia mentre vengono affossati i diritti civili?

Ma non ci fermeremo, ecco cosa penso, che se non sarà il ddl zan, sarà il prossimo o quello dopo ancora, ma siamo tanti e siamo uniti, è un cambiamento inevitabile anche perché i giovanissimi sono già più o meno lì con la testa, sono liberi e così devono rimanere. E devono crescere con l’idea che qualunque cosa sentano di essere va bene e devono farlo con dei modelli, dai supereroi ai professori a tutta la comunità.

A proposito di paladini LGBTQIA+ ti ho visto in qualche stories con Splendore, dobbiamo aspettarci qualcosa di pazzo in arrivo?

Mattia (Barro aka Splendore) ha cori miei sparsi per l’hard disk da millenni, ma in realtà ci hai visti insieme perché ci vogliamo molto bene e quelle rare volte che siamo nella stessa città proviamo a intercettarci come quest’estate per puro caso a Livorno.

In realtà, non so se faremo mai qualcosa insieme ma se dovesse succedere sarebbe un mezzo miracolo, perché finiamo sembra a bisticciare quando proviamo a fare la musica (ride).  Ciao Matti tvb! 

L’ultimo album di cui ti sei innamorata  e perché?

Molto facile, una signorina che si chiama Lana Del Rey ha fatto uscire due album in un anno e non so ancora quale amo di più. Ma il motivo è sempre lo stesso: il percorso che ha fatto e il cazzo che se ne frega del giudizio esterno, del music biz e delle classifiche.

Lei scrive poesie, non fa merendine confezionate, la amo per questo e per come sia sempre dannatamente fuori luogo con quei vocalizzi che però alla fine fanno il pezzo.

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